#anthologie #38 | Amba Alagi

Amba Alagi è un’alta montagna dell’Etiopia, nella regione del Tigre, in Etiopia settentrionale, là dove oggi è ancora guerra. Amba Alagi è una cima di 3.483 metri, una delle cime del Tetto d’Africa che attraversa l’Etiopia, l’Eritrea e il Somaliland, con punte che vanno dai 1500 metri ai 4500 metri e numerosi laghi salati, come il Turkana. A Roma Amba Alagi è una piazza, in questo pezzo della Roma coloniale racchiusa tra la Nomentana e Sant’Agnese Annibaliano. Amba Alagi è un rovescio, Amba Alagi è il panico. Eppure Amba Alagi è presente nella toponomastica stradale attraverso tutta l’Italia: a Bolzano, a Mestre di Venezia, Genova, Olbia, Palermo, Catania, Porto Cesario, e in località sorprendenti come a Rosazza, nell’alta valle del Cervo, un paese di 95 abitanti al confine tra il Piemonte e la Valle d’Aosta, a Castellazzo Bormida in Piemonte in mezzo alle coltivazioni di barbabietola, di riso e non lontano dall’ impresa Stridi di produzione di sabbia, ghiaia e calcestruzzo, a Santo Stefano Lodigiano in Lombardia, a Vignarello in provincia di Viterbo, a Salle un paesino di 268 abitanti in Abruzzo, a San Nicandro Garganico, il paese fra i due laghi, nel Gargano, in provincia di Foggia, a Santa Caterina Albanese paese di poco più di mille abitanti, sulla catena costiera della Calabria, a 482 metri sul mare e a Scalea in provincia di Cosenza, a Castelluzzo frazione di San Vito Lo Capo in provincia di Trapani. Nei pressi dell’Amba Alagi sulla strada che collega Macallé a Mai Ceu, il 7 dicembre 1895 è stata guerra. A Scalea, Amba Alagi è in un intrico di strade coloniali come anche via Axum e via Neghelli e con la sua via a Scalea, Amba Alagi porta alla chiesa santuario di Santa Maria del Lauro, parallela di via Adua. Adua anche è stata guerra. Guerra e battaglia, il 1 marzo 1896. A Genova via Amba Alagi sfocia in via Adua, davanti ai giardini di Villa del Principe, a pochi metri dalla Stazione Marittima, sul Porto. L’armata italiana venuta ad Amba Alagi è distrutta. Amba Alagi è sfociata in meno di tre mesi in un’altra battaglia e in un’altra sconfitta coloniale, quella di Adua, e le strade sono confinanti. Amba Alagi è diventata timore e perplessità della borghesia. A Castellazzo Bormida via Amba Alagi è un piccolo tratto di strada che conduce alla più lunga via Addis Abeba che a sua volta porta in via Macallé e a Santo Stefano Lodigiano è forse l’unica strada coloniale, ma le strade sono così poche in questo comune di milleottocento abitanti. Il presidio del piccolo ed energico Generale piemontese Pietro Toselli, veterano d’Africa, avanza con i suoi 2350 uomini, le tre compagnie del 4° battaglione indigeni, italiani ed ascari fu travolto. Anche a Bolzano via Amba Alagi è forse l’unica strada coloniale, a Salle in provincia di Pescara, invece, oltre a via Amba Alagi e via Tripoli nella toponomastica hanno dimenticato anche una via dell’Impero. Com’è potuta restare una via dell’Impero? A Castelluzzo via Amba Lagi scende verso Custonaci e da lì si vede di nuovo il mare tra il monte Monaco che chiude il golfo di San Vito Lo Capo e il monte Cofano e forse là ti senti un po’ in Etiopia tra queste montagne roccese, ma l’alto piano dell’Amba Lagi è più verde di questa parte della Sicilia brulla e desertica.

L’Italia è impressionante, piena di nomi di strade coloniali: montagne, pianure, fiumi, città che rievocano queste guerre e tante sconfitte. L’Italia celebra le sue disfatte, Amba Alagi, Macallé, Adua… nelle sue strade coloniali e celebra ancora un Impero scaduto, finito da più di 90 anni.

A propos de Anna Proto Pisani

Passionnée par la création et l’écriture, j'ai publié des textes et des articles sur différentes revues et les ouvrages collectifs sur la littérature postcoloniale Les littératures de la Corne de l’Afrique, Karthala, 2016 et Paroles d’écrivains, L’Harmattan, 2014. J'ai créé et fait partie du collectif des traductrices de Princesa, le livre de Fernanda Farìas de Albuquerque et Maurizio Iannelli (Héliotropismes, 2021). Je vis tous les jours sur la frontière entre la langue italienne et la langue française, un espace qui est devenu aussi ma langue d’écriture.

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