Amba Alagi è un’alta montagna dell’Etiopia, nella regione del Tigre, in Etiopia settentrionale, là dove oggi è ancora guerra. Amba Alagi è una cima di 3.483 metri, una delle cime del Tetto d’Africa che attraversa l’Etiopia, l’Eritrea e il Somaliland, con punte che vanno dai 1500 metri ai 4500 metri e numerosi laghi salati, come il Turkana. A Roma Amba Alagi è una piazza, in questo pezzo della Roma coloniale racchiusa tra la Nomentana e Sant’Agnese Annibaliano. Amba Alagi è un rovescio, Amba Alagi è il panico. Eppure Amba Alagi è presente nella toponomastica stradale attraverso tutta l’Italia: a Bolzano, a Mestre di Venezia, Genova, Olbia, Palermo, Catania, Porto Cesario, e in località sorprendenti come a Rosazza, nell’alta valle del Cervo, un paese di 95 abitanti al confine tra il Piemonte e la Valle d’Aosta, a Castellazzo Bormida in Piemonte in mezzo alle coltivazioni di barbabietola, di riso e non lontano dall’ impresa Stridi di produzione di sabbia, ghiaia e calcestruzzo, a Santo Stefano Lodigiano in Lombardia, a Vignarello in provincia di Viterbo, a Salle un paesino di 268 abitanti in Abruzzo, a San Nicandro Garganico, il paese fra i due laghi, nel Gargano, in provincia di Foggia, a Santa Caterina Albanese paese di poco più di mille abitanti, sulla catena costiera della Calabria, a 482 metri sul mare e a Scalea in provincia di Cosenza, a Castelluzzo frazione di San Vito Lo Capo in provincia di Trapani. Nei pressi dell’Amba Alagi sulla strada che collega Macallé a Mai Ceu, il 7 dicembre 1895 è stata guerra. A Scalea, Amba Alagi è in un intrico di strade coloniali come anche via Axum e via Neghelli e con la sua via a Scalea, Amba Alagi porta alla chiesa santuario di Santa Maria del Lauro, parallela di via Adua. Adua anche è stata guerra. Guerra e battaglia, il 1 marzo 1896. A Genova via Amba Alagi sfocia in via Adua, davanti ai giardini di Villa del Principe, a pochi metri dalla Stazione Marittima, sul Porto. L’armata italiana venuta ad Amba Alagi è distrutta. Amba Alagi è sfociata in meno di tre mesi in un’altra battaglia e in un’altra sconfitta coloniale, quella di Adua, e le strade sono confinanti. Amba Alagi è diventata timore e perplessità della borghesia. A Castellazzo Bormida via Amba Alagi è un piccolo tratto di strada che conduce alla più lunga via Addis Abeba che a sua volta porta in via Macallé e a Santo Stefano Lodigiano è forse l’unica strada coloniale, ma le strade sono così poche in questo comune di milleottocento abitanti. Il presidio del piccolo ed energico Generale piemontese Pietro Toselli, veterano d’Africa, avanza con i suoi 2350 uomini, le tre compagnie del 4° battaglione indigeni, italiani ed ascari fu travolto. Anche a Bolzano via Amba Alagi è forse l’unica strada coloniale, a Salle in provincia di Pescara, invece, oltre a via Amba Alagi e via Tripoli nella toponomastica hanno dimenticato anche una via dell’Impero. Com’è potuta restare una via dell’Impero? A Castelluzzo via Amba Lagi scende verso Custonaci e da lì si vede di nuovo il mare tra il monte Monaco che chiude il golfo di San Vito Lo Capo e il monte Cofano e forse là ti senti un po’ in Etiopia tra queste montagne roccese, ma l’alto piano dell’Amba Lagi è più verde di questa parte della Sicilia brulla e desertica.
L’Italia è impressionante, piena di nomi di strade coloniali: montagne, pianure, fiumi, città che rievocano queste guerre e tante sconfitte. L’Italia celebra le sue disfatte, Amba Alagi, Macallé, Adua… nelle sue strade coloniali e celebra ancora un Impero scaduto, finito da più di 90 anni.