#anthologie #10 | Quando il sole fa bene al bucato

Ha 93 anni, ascolta i salmi, solo i salmi le danno tregua e le permettono di respirare. Il pomeriggio alle cinque non ci sarà più. Ha 50 anni, è insegnante di filosofia al liceo Umberto a Napoli, porta un filo di perle e gli orecchini di perle incastonate in nidi d’argento. Appartiene a una famiglia della borghesia napoletana, è marxista e cristiana, in questo mix tutto italiano per stare scomodi dappertutto e non solo negli spazi interiori della propria anima. Vive a via Crispi 105 nell’appartamento che è stato dei genitori e nel quale subentra inquieta, per stare vicino alla madre rimasta sola. Nel 2003 d’estate, stendendo il bucato bianco al sole, capisco quanto sia difficile questo passaggio, le mie mani si aprono, si stendono e poi si chiudono per prendere il bucato e le mollette una ad una, le sue mani anche ripetono questi gesti e si confondono alle nostre parole, mi racconta di quel momento e di come il sole faccia bene al bianco. Ha 9 anni. Giovanni, il padre, la prende in braccio sulle ginocchia le racconta una parola.  “Libertà”. Una parola importate, le dice, è il 1940. Ha 60 anni, torna a casa dando la mano a una bambina, le piace fare la nonna. Mi regala le fedi di ferro dei nonni. Le infilo nell’anulare, guardo le mie mani con queste doppie fedi che mi stanno un po’ larghe, non riesco a portarle, che farne? Penso alla nonna che torna a casa piangendo, inizia una lunga inchiesta. Ha 93 anni. Le sue passeggiate diventano sempre più rare, lungo il corridoio di marmo grigio di casa, ora è lei la nonna. Sta sempre più a sedere sulla poltrona blu che le permette di sollevare le gambe. Vive oramai nella stanza blu, la sala da pranzo dei genitori, poi la stanza delle figlie e ora il suo studio. Manipola soddisfatta i bottoni del telecomando della poltrona, le sembra di partire in volo. Più passa il tempo e più le parole diventano precise, cerca sempre la parola giusta, sempre più preziose e rare, spesso le sfuggono via. La mia mano scorre veloce mentra l’ascolto nel dispiegarsi della sua memoria lontana e trascrivo sul quaderno arancione.  Ha un anno. È in bagno e vede una bimba di spalle, avvolta in un accappatoio bianco.  Ha 9 anni il cugino Felice arriva a casa e parla di fascismo, di antifascismo, i suoi genitori invece non parlano mai del fascismo. Ha vent’anni, esce la sera con una serie di corteggiatori, tiene banco nelle conversazioni, le sue idee sono chiare e politiche. Ha 90 anni, legge il giornale con la lente d’ingrandimento. Ha quarant’anni e prepara le merende ai figli, mentre finisce di pensare alla lezione. Scorro la libreria con gli occhi e le mani, sullo scaffale Gamsci trovo un libretto che apro e trovo una mia cartolina di trent’anni prima da Londra, con la tomba di Marx. Ha 91 anni, scende i quattro piani del palazzo a piedi, accompagnata da Christian. Una piano alla volta, lei ride e lui la incoraggia, il respiro è pieno d’affanno. Poi risalgono in ascensore. Ha 7 anni. La radio è un mobile di legno, alla sua altezza. Posa l’orecchio sulla cassa « duce, duce mi senti ? sono Isa, perché non mi rispondi ? ». Abbraccia la radio. Ogni giorno chiama il duce alla radio. Ha 3 anni, è sulla spiaggia, ora non c’è più Mara, la sorella più grande.

A propos de Anna Proto Pisani

Passionnée par la création et l’écriture, j'ai publié des textes et des articles sur différentes revues et les ouvrages collectifs sur la littérature postcoloniale Les littératures de la Corne de l’Afrique, Karthala, 2016 et Paroles d’écrivains, L’Harmattan, 2014. J'ai créé et fait partie du collectif des traductrices de Princesa, le livre de Fernanda Farìas de Albuquerque et Maurizio Iannelli (Héliotropismes, 2021). Je vis tous les jours sur la frontière entre la langue italienne et la langue française, un espace qui est devenu aussi ma langue d’écriture.

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