#anthologie #11 | atterraggio

Dall’alto la città è silenziosa e mi sento in sintonia con questo spazio e questa città sospesa dentro di me La vedo e la guardo nelle sue luci e svincoli stradali nei castelli e nel mare di notte a macchia nera Da lontano il traffico non è rumoroso e pieno di odore di benzina il caldo non si appiccica alla pelle e le relazioni sono più leggere Atterraggio notturno I miei spazi sono ampi geograficamente il mio corpo esteso e il mio ritorno a casa sempre diverso difficile ritornare a casa, quale casa? Via Guerrazzi, via Crispi, bd Flammarion, via Silvano, corso dei Tintori via Aniello Falcone i miei indirizzi sparsi geograficamente e disordinati temporalmente torno e ritorno e sprofondo ora in indirizzi persi e in case che non ci sono più e mi manca la terra sotto i piedi in questo sabotaggio del passato mi sento come un albero potato e amputato delle sue radici Applauso In aereo c’è l’applauso finale che rompe il tempo del silenzio e della sospensione del volo Ora la città invade l’abitacolo dell’aereo e tutti i miei vicini di viaggio si apprestano ad aprire i portabagagli si rompe l’incantesimo ora ci salutiamo dopo tutto questo silenzio e dopo tutto questo tempo riaccendo il cellulare e anche io mi alzo alla fine quando tutti sono già usciti e siamo rimasti in pochi ad aspettare fino alla fine e prendo la mia valigia mal messa a forza di viaggi Scendo le scalette dell’aereo e il calore si appiccica ora alla pelle La realtà si impone di nuovo poso a terra la valigia blu con le rotelle che fanno il rumore di un treno e che scorrono sull’asfalto di un aeroporto di città con tutta la città dentro e vado avanti vado avanti camminando veloce come sempre ovunque sia come se fossi sempre su un’autostrada con addosso questa fretta fare in fretta che non c’è tempo questa ansia da terremoto o da eruzione vulcanica con il cuore in subbuglio attraverso le sale dell’aeroporto immersa ora nell’aria condizionata guardo il cellulare e attraverso i messaggi wapp ritrovo il mondo e il mio corpo sparso ritrova il suo centro vado avanti l’aeroporto è silenzioso di notte i ristoranti i bar le pasticcerie e tutti i duty free sono chiusi e quindi scorro velocemente guidata dalla mia fretta passo le porte automatiche e arrivo agli arrivi e ti chiamo e ti dico che sono davanti alla Feltrinelli e mi dici di venire avanti e di mettermi sotto la pubblicità della Ferrarelle così non entri dentro l’aeroporto che il giro è come un giro di giostra e tuti si fermano e il tempo si ferma e invece noi continuiamo nella nostra fretta, mi prendi al volo e entriamo in Tangenziale usciamo a via Cilea vedo ora altri svincoli là dove la città è tutta sospesa sul vuoto Scendiamo di notte fino all’apertura sul golfo e sul mare sul corso Vittorio Emanuele II andiamo velocemente non c’è traffico e la storia  mi attraversa e continuiamo a scendere con il rumore dei san pietrini sotto le gomme dell’automobile ma solo per brevi tratti oramai tutta la città è d’asfalto e poi piazza Amedeo tutte queste strade coloniali che perseguitano il nostro presente e la strada del primo ministro e con tutti questi nomi ora sono prigioniera di nuovo ma so che al quarto piano sarai là presente e sorridente ancora una volta e anche ora che non ci sei più ti ritrovo negli spazi vuoti e silenti della casa e di quel poco che resta ancora di questa casa che presto sarà chiusa per sempre e mai più accessibile

A propos de Anna Proto Pisani

Passionnée par la création et l’écriture, j'ai publié des textes et des articles sur différentes revues et les ouvrages collectifs sur la littérature postcoloniale Les littératures de la Corne de l’Afrique, Karthala, 2016 et Paroles d’écrivains, L’Harmattan, 2014. J'ai créé et fait partie du collectif des traductrices de Princesa, le livre de Fernanda Farìas de Albuquerque et Maurizio Iannelli (Héliotropismes, 2021). Je vis tous les jours sur la frontière entre la langue italienne et la langue française, un espace qui est devenu aussi ma langue d’écriture.

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