#anthologie #04 | Il palazzo da cui volare

Abitare in un condominio. Abitare in una casa oramai immaginaria. Abitare in una casa immaginata. Abitare in una piega dello spazio, vivere in una piega del tempo.

Abitare via Crispi 105 dagli anni Cinquanta al 2024.

Il palazzo con l’entrata di vetro, l’ascensore di legno imprigionato nella gabbia bianca con la pittura che si sfalda. Il palazzo con il golfo che si apre davanti, la luce che entra e risveglia, la luce che riscalda le relazioni. Il palazzo da cui sembra di volare.

Abitare a via Crispi 105 su due generazioni negli anni Cinquanta, su tre generazioni dagli anni Sessanta, vivere a via Crispi attraverso quattro generazioni con il salto di una dagli anni 2020.

Non abitare più via Crispi dalla fine del mese di marzo 2024.

Abitare insieme. Vivere insieme. Convivere. Condividere.

Vivere là già da prima. Abitare prima di nascere. Abitare prima di essere concepita, Abitare dopo. Generazione dopo generazione. Profondità storica. Abitare nelle fotografie e nelle immagini. In questa casa che ho attraversato tante volte e dove non sono mai vissuta.

E di fronte a via Crispi 105, di fronte alla casa dei nonni, il palazzo con i leoni grigi, e la terrazza piena di gente che beve e conversa. L’ambasciata britannica a Napoli. Da bambina, guardare dal balcone di fronte i ricevimenti dell’ambasciata inglese. Senza sapere. Senza sapere di cosa si discorra. E vedere la portaerei americana all’orizzonte del mare dall’altra parte della casa. Stretti nella morsa.

« A Villa Lina – nel palazzo che egli le aveva fatto costruire a Napoli in quella via Amedeo che adesso porta il suo nome – oltre a tenere un salotto, dove settimanalmente organizzava conversazioni e serate musicali, Lina svolgeva la funzione di decisiva intermediaria per la nomina di ambasciatori, generali, sottosegretari. Ma la sua somma ambizione – essere ricevuta a corte – tardò a realizzarsi ».

Maria Attanasio, La ragazza di Marsiglia

Leggere La ragazza di Marsiglia di Maria Attanasio e scoprire più profondamente chi è stato Francesco Crispi, non solo attraverso la politica ma soprattutto attraverso le sue relazioni. Scoprire che la sua casa era proprio di fronte a quella dei nonni, che aveva fatto costruire una casa con la vista sul mare, che per diventare presidente del Consiglio aveva rinunciato a tutti i suoi ideali repubblicani, che era diventato monarchico e aveva fatto un matrimonio di lusso, che la sua Napoli era la città del lusso, che con i suoi ideali giovanili aveva lasciato anche Rosalie de Montmasson, suo primo amore e prima moglie. Che con Lina Barbagallo, la moglie dell’aristocrazia napoletana, del successo e dell’età matura, avevano fatto costruire la casa con i leoni grigi. Che la casa di Crispi è poi diventata l’ambasciata britannica a Napoli, e che oggi è una banca, una sede del Credit Agricole.  

Al posto della casa dei nonni, di fronte al palazzo Crispi, prima c’era il villino Dorn, bombardato durante la guerra. La casa dei nonni è uno dei condomini della Napoli degli anni Cinquanta, della Napoli delle Mani sulla città, l’intonaco del palazzo si disfa e il cemento armato sta crollando a pezzi, oggi, il cemento armato si disfa come il tufo oramai e quando tiri su le persiane cadono pezzi di finestra.

Il palazzo del boom economico. Il palazzo del lavoro del nonno. Il palazzo di tutte le cause del nonno. Il palazzo dello studio del nonno.

La casa dei nonni ha tolto la vista sul mare al palazzo di Francesco Crispi e Lina Barbagallo.

Villa Lina

Fu costruita nel 1883 dall’architetto Du Fresnay, anch’essa come il palazzo fiorentino in stile neorinascimentale: il piano terra a bugnato, il piano nobile con sette balconate rette da mensolini con teste di leone. Diventata nel frattempo sede del consolato tedesco negli anni Quaranta del Novecento su quei balconi sventolarono le bandiere uncinate del Terzo Reich.

Dopo la guerra ospitò il consolato britannico, e, in anni più recenti trasformata in prestigiosa location per matrimoni e ricevimenti. Attualmente è sede di una banca.

Maria Attanasio, La ragazza di Marsiglia

La casa dov’è morto nonno Giovanni. La casa dov’è morta nonna Anna. La casa dov’è morta zia Isa. Nelle tre stanze contigue.

Ritrovarsi Qui. Abitare qui.

Here. Qui di Richard McGuire, il libro per ritrovare il tempo palinsesto. E ritrovare tutte le conversazioni della casa. Di via Crispi 105.

Il telefono nero, in mezzo al corridoio, all’inizio delle scale verdi che salgono al terrazzo. E la nonna al telefono.

Ritrovarsi qui. Ritrovare tutti qui. Tutte le persone che hai amato e che restano piantate nell’anima, alberi millenari con le radici dentro questa casa.

Mistero napoletano di Ermanno Rea. E la scoperta che l’orizzonte è un orizzonte di guerra. Che la portaerei è militare. Che l’Italia è un paese occupato dagli americani che bevono drink sul terrazzo di fronte.

Vivere in una portaerei.

Gli americani che abitano l’Italia, i palazzi d’Italia. Abitare anche qui.

Il soldato americano che aveva vissuto a via Carducci, la casa precedente a via Crispi.

Di notte stendersi sul divano e guardare la città che si dispiega come un presepio, con tutte le sue luci e la montagna. Chiudere le finestre e non sentire più nessun rumore. La notte che si riversa dentro la casa. Fare all’amore con tutta la città.

In caso di guerra il palazzo esploderebbe sotto il peso di una bomba e tutte le armature di ferro del cemento armato sarebbero visibili come un gioco di Shangai.

Questa casa rifugio, rifugio della memoria. Questa casa che apro quando meno me l’aspetto. E mi ritrovo a giocare nella stanzetta dei giochi, a parlare con Giovanna sul terrazzino, a parlare di politica e di genealogie con zia Isa nel suo studio.

La casa palinsesto.

Ora la casa viene svuotata, giorno dopo giorno.

A propos de Anna Proto Pisani

Passionnée par la création et l’écriture, j'ai publié des textes et des articles sur différentes revues et les ouvrages collectifs sur la littérature postcoloniale Les littératures de la Corne de l’Afrique, Karthala, 2016 et Paroles d’écrivains, L’Harmattan, 2014. J'ai créé et fait partie du collectif des traductrices de Princesa, le livre de Fernanda Farìas de Albuquerque et Maurizio Iannelli (Héliotropismes, 2021). Je vis tous les jours sur la frontière entre la langue italienne et la langue française, un espace qui est devenu aussi ma langue d’écriture.

2 commentaires à propos de “#anthologie #04 | Il palazzo da cui volare”

  1.  » Abitare prima di nascere. Abitare prima di essere concepita, Abitare dopo. Generazione dopo generazione. Profondità storica. Abitare nelle fotografie e nelle immagini » (il manque la voix, ce serait si beau à entendre, si beau)

  2. Merci Christine!
    C’est chouette cette observation! Bonne piste aussi pour faire des textes bruyants et sonores…
    Et, j’espère que le texte fasse texte aussi au-delà de la voix…